Un documento presenta alcune informazioni sul microclima nei luoghi di lavoro. La normativa, le definizioni, il bilancio termico, i meccanismi di termoregolazione, gli ambienti termici, la valutazione dei rischi e le misure di sicurezza.
Udine, 5 Ago – Con riferimento alla stagione estiva, all’aumento delle temperature nei luoghi di lavoro, esterni e interni, e al conseguente disagio o “ discomfort ambientale”, torniamo a parlare di microclima negli ambienti lavorativi.
Per farlo prendiamo spunto da un materiale pubblicato in rete dall’ Università degli Studi di Udine, una dispensa con un contributo dell’Ing. Gino Capellari (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Ateneo) per un corso di formazione per i Rappresentanti del Lavoratori per la sicurezza e i referenti per la prevenzione e sicurezza dei dipartimenti.
Dal contributo dal titolo “Luoghi di lavoro, microclima, aerazione ed illuminazione” riprendiamo alcune informazioni relative al microclima.
Innanzitutto ricordiamo cosa dice la legge.
Sono riprese alcune indicazioni dell’Allegato IV del Decreto legislativo 81/2008 (1.9 Microclima):
– aerazione: “nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario far si che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi dispongano di aria salubre in quantità sufficiente ottenuta preferenzialmente con aperture naturali e quando ciò non sia possibile, con impianti di areazione”;
– temperatura dei locali: “la temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all’organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori”;
– umidità: “nei locali chiusi di lavoro delle aziende industriali nei quali l’aria è soggetta ad inumidirsi notevolmente per ragioni di lavoro, si deve evitare, per quanto è possibile, la formazione della nebbia, mantenendo la temperatura e l’umidità nei limiti compatibili con le esigenze tecniche”.
Si sottolinea poi che con “microclima” si intende il “complesso dei parametri fisici (temperatura, aerazione, umidità…) che caratterizzano l’ambiente di lavoro e che assieme a parametri individuali (attività metabolica e abbigliamento) determinano gli scambi termici fra l’ambiente stesso e gli individui che vi operano”.
E che la ‘macchina’ umana è una macchina termica – alimentata da ‘combustibili’ (alimenti) – che “tende a mantenere più costante possibile la propria temperatura interna (soprattutto quella degli organi più importanti: sistema nervoso centrale, cuore, polmoni, visceri…) per cui deve dissipare il calore metabolico prodotto in eccesso”.
Nel documento, che vi invitiamo a visionare integralmente. è presentata l’equazione relativa al bilancio termico (BT) e sono riportate alcune utili definizioni:
– Benessere termico (BT=0): “condizione microclimatica in cui la persona non è costretta ad attivare meccanismi di termoregolazione e non percepisce né sensazione di caldo né di freddo (condizione di soddisfazione della situazione termica)”;
– Discomfort termico (BT>0 o BT<0): “condizione microclimatica che dà luogo alla sensazione di caldo o di freddo (richiede intervento meccanismi di termoregolazione)”;
– Stress termico (BT>>0 o BT<<0): “condizione microclimatica nella quale l’organismo non riesce più a mantenere costante la T interna; può causare effetti negativi per la salute (colpo di calore, esaurimento, congelamento, assideramento)”.
Quali sono i meccanismi di termoregolazione?
Questi sono alcuni meccanismi di difesa verso il caldo:
– “vasodilatazione cutanea;
– traspirazione;
– sudorazione attiva;
– diminuzione attività motoria”.
Vengono poi presentati i vari ambienti termici:
– Ambienti termici moderati: “ambienti nei quali è richiesto un moderato grado di intervento al sistema di termoregolazione”, il possibile rischio è il disagio;
– Ambienti termici severi caldi: “ambienti nei quali è richiesto un notevole intervento del sistema di termoregolazione umano per diminuire il potenziale accumulo di calore nel corpo (meccanismi di difesa: vasodilatazione dei vasi sanguigni cutanei, sudorazione). In certe condizioni non si riesce a mantenere le condizioni omeoterme per cui si ha aumento della temperatura corporea anche a livello di nucleo”. I rischi riguardano gli stress termici con: “disidratazione e crampi da calore; colpo di calore (da blocco del sistema di termoregolazione) che può essere accompagnato da perdita di conoscenza e preceduto da cefalea, vertigini, incoordinazione motoria e disturbi addominali; edema e collasso cardio-circolatorio (da instabilità del sistema cardiocircolatorio) con transitoria anossia celebrale e con perdita di conoscenza”;
– Ambienti termici severi freddi.
In particolare ci soffermiamo sulle caratteristiche degli ambienti termici moderati:
– “condizioni microclimatiche omogenee e costanti nel tempo;
– assenza di scambi termici localizzati tra soggetto ed ambiente che abbiano rilevanza sul bilancio termico complessivo;
– attività fisica modesta e sostanzialmente omogenea per i diversi soggetti;
– sostanziale uniformità del vestiario indossato”.
Nel documento sono poi riportate alcune indicazioni relative alla valutazione del microclima, ad esempio attraverso centralina microclimatica che “misura di tutti i parametri che nel loro insieme definiscono la qualità degli ambienti dal punto di vista termico:
– misura parametri fondamentali (temperatura aria, umidità relativa, velocità dell’aria);
– elabora indici microclimatici tramite software (inserendo tipologia attività e vestiario)”.
Si riportano anche altre informazioni per la valutazione nei vari ambienti con riferimento anche alle norma tecniche, ad esempio la UNI EN ISO 7730, “Ergonomia degli ambienti termici – Determinazione analitica e interpretazione del benessere termico mediante il calcolo degli indici PMV e PPD e dei criteri di benessere termico locale”.
L’autore si sofferma anche sulle misure di sicurezza.
Queste alcune misure di sicurezza tecniche:
– Isolamento termico di pareti e superfici vetrate esterne: “realizzare edificio a regola d’arte;
– Installazione/ Potenziamento impianti: Installare/ potenziare impianti riscaldamento/ condizionamento/ ventilazione”.
E, ad esempio, per gli ambienti severi caldi possono essere utili:
– Segregazione – Compartimentazione: “allontanare e/o separare fisicamente gli operatori dalla sorgente termica, ponendola in altro ambiente”;
– Coibentazione: “rivestire la sorgente di materiale coibente che, riducendo le differenze di temperatura tra sorgente ed operatore e sorgente ed aria, riduce lo scambio termico radiante”; – Riduzione dell’emissività: rivestire le superfici di una sorgente con materiale a bassa remissività (a base metallica) riduce il carico radiante emesso;
– Schermatura sorgente: adozione di schermi, assorbenti e/o riflettenti nei confronti della radiazione termica ed eventualmente trasparenti rispetto alla radiazione luminosa interposti tra sorgente ed operatore;
– Adozione di sistemi localizzati di aspirazione aria: Installare sistemi di prelievo ed espulsione dall’ambiente dell’aria che fuoriesce dalla sorgente o che la lambisce;
– Cabine controllo climatizzate: installare cabine a microclima controllato in cui possano stazionare gli operatori”.
Il documento riporta poi anche indicazioni relative alle misure organizzative:
– generali: “programmare verifiche periodiche e regolare manutenzione degli impianti, con particolare attenzione alla pulizia dei filtri”;
– per attività in ambienti severi: “ruotare gli operatori che svolgono attività” (in relazione al
“tempo esposizione”); “prevedere frequenti pause delle attività lavorative, che permettano di ridurre il valor medio del dispendio energetico; prevedere frequenti periodi in aree/zone di stazionamento con microclima moderato; mettere a disposizione bevande; sorveglianza sanitaria operatori (sentito il MC)”.
Ricordando l’importanza di “assumere una quantità maggiore di liquidi, durante i periodi molto caldi e secchi”, concludiamo segnalando alcune misure di sicurezza comportamentali a seconda dei vari ambienti e in relazione al vestiario:
– ambienti moderati: “piccoli aggiustamenti del livello di vestiario possono influire sul livello di benessere”;
– ambienti severi caldi: la permeabilità all’acqua dei vestiario determina fortemente l’entità della cessione del calore all’ambiente;
– ambienti severi freddi: la scelta del vestiario consente di evitare sia il fastidio da freddo ed il rischio di ipotermia, che la secrezione di eccessiva quantità di sudore”.
Università degli Studi di Udine, “ M3.2.2 – Luoghi di lavoro, microclima, aerazione ed illuminazione”, a cura dell’Ing. Gino Capellari (Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione Ateneo) contenuto in una dispensa dei Servizi Integrati di prevenzione e protezione per un corso di formazione per i Rappresentanti del Lavoratori per la sicurezza e i referenti per la prevenzione e sicurezza dei dipartimenti, versione 2012 (formato PDF, 1.98 MB).
RTM
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Fonte: puntosicuro.it