Imparare dagli errori: come proteggere il corpo dalle lesioni da taglio
Esempi di infortuni correlati al mancato o errato uso di indumenti di protezione da puntura o taglio per il corpo. Infortuni durante l’uso di coltelli e di seghe portatili a catena. Le dinamiche degli infortuni e le protezioni per il corpo.
Brescia, 17 Nov – Sono diversi gli ambiti lavorativi in cui si utilizzano coltelli (ad esempio mattatoi, lavorazione di carne e pesce, ristorazione, settore cartario, tessile e del pellame, …) e che espongono, pertanto, i lavoratori al rischio di lesioni da taglio e da punta. E lesioni da taglio, con conseguenze gravi e mortali, possono essere provocate, anche in altri settori lavorativi, da attrezzature da lavoro come la motosega.
Ne parliamo nella seconda puntata dedicata alla protezione del corpo del lungo viaggio di “ Imparare dagli errori”, la rubrica che PuntoSicuro dedica al racconto e all’analisi degli infortuni, attraverso le conseguenze dell’uso errato o mancato dei dispositivi di protezione nei luoghi di lavoro.
Come sempre le dinamiche degli infortuni presentati sono tratte dalle schede di INFOR.MO., strumento per l’analisi qualitativa dei casi di infortunio collegato al sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi.
I casi
Il primo caso riguarda un infortunio avvenuto in un supermercato.
Un’addetta al banco salumeria di un supermercato è intenta a disossare un prosciutto.
Con la mano sinistra tiene il prosciutto e con la mano destra impugna il coltellino da disosso. Mentre agisce con forza con il coltellino per liberare la carne dall’osso improvvisamente le sfugge il coltello che la ferisce all’addome, “causandole un emiperitoneo da ferita penetrante in addome con prognosi riservata”.
È stato successivamente rilevato che la lavoratrice non indossava il previsto grembiule a maglia metallica.
Questi i fattori causali:
– alla lavoratrice “per un movimento incoordinato le sfuggiva il coltello”;
– “mancato utilizzo del grembiule a maglia metallica”.
Il secondo caso riguarda un infortunio avvenuto durante l’uso di una motosega.
Un lavoratore, mentre si trova ad operare lungo un pendio, scivola azionando inavvertitamente il comando di avvio della lama della motosega già accesa che tiene in mano.
La lama motosega lo ferisce alla coscia sinistra procurandogli una vasta ferita lacero contusa. La motosega, del tipo a motore a combustione, è dotata di “comando a uomo presente” che è entrato in funzione quando l’infortunato ha lasciato la presa.
Durante l’operazione “l’infortunato non indossava, per cause imprecisate, la salopette antitaglio fornitagli dal datore di lavoro. Forse la salopette era bagnata o l’infortunato non ha ritenuto di indossarla in quanto inizialmente si è occupato di fare pulizia e non di effettuare tagli”.
Questi i fattori causali rilevati:
– il lavoratore “non spegneva la motosega e nella caduta avviava involontariamente la lama;
– mancanza di tuta protettiva antitaglio”.
La prevenzione
Per avere qualche suggerimento relativo alla prevenzione negli ambiti lavorativi in cui si usano coltelli e in cui c’è il rischio di lesioni possiamo fare riferimento al progetto multimediale Impresa Sicura – elaborato da EBER, EBAM, Regione Marche, Regione Emilia-Romagna e Inail – che è stato validato dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza come buona prassi nella seduta del 27 novembre 2013. Progetto che ha prodotto, tra le altre cose, anche una raccolta dettagliata di informazioni sui Dispositivi di Protezione Individuale nel documento “ ImpresaSicura_DPI”.
Nel documento si forniscono informazioni per la scelta degli indumenti di protezione da puntura o taglio per il corpo; ad esempio “grembiuli di protezione, pantaloni e giubbetti, con livello di prestazione 1 nelle attività lavorative leggere, laddove non occorrono movimenti energici di taglio verso il corpo, e con livello di prestazione 2 dove si utilizzano coltelli a lama stretta per azioni di taglio in cui la punta del coltello non è diretta verso il corpo, come, ad esempio, nei mattatoi e nelle operazioni di disossamento e nelle industrie di lavorazione”.
I DPI con livello di prestazione 2 “sono indicati quando si utilizzano coltelli a lama larga in azioni in cui la punta del coltello potrebbe essere diretta verso il corpo”.
Si indica poi che i protettori del corpo per gli utilizzatori di coltelli devono essere:
– innocui: “in particolare devono essere privi di componenti duri o appuntiti e di superfici ruvide che possano causare abrasioni, contusioni, irritazioni, punture o tagli a un utilizzatore che venga a contatto con essi”;
– ergonomici”.
In particolare il materiale degli indumenti di protezione contro la puntura o il taglio dei coltelli è “progettato per resistere alla penetrazione dei coltelli a mano. Generalmente è una maglia di catena metallica, ma possono essere anche piastre, sempre metalliche, collegate tra loro. Il materiale può essere anche diverso, ma la funzione rimane la stessa”.
Inoltre gli indumenti protettivi assicurano la:
– protezione del busto e della coscia;
– protezione degli arti superiori e delle mani (2a Categoria)”.
Si segnala poi che i grembiuli e i corpetti che proteggono il busto sono DPI di 3a Categoria e si individuano le seguenti tipologie:
– grembiule semplice: “copre la parte anteriore del corpo, dal torace alle gambe. Le bretelle sono regolabili in altezza, non ci sono estremità libere non fissate e i mezzi di regolazione sono inamovibili. Nel caso di grembiuli con livello di prestazione 2 le bretelle devono essere sufficientemente larghe e regolabili al fine di rendere meno pesante il grembiule;
– grembiule diviso: la superficie di protezione è divisa verticalmente nella regione della coscia e limitata a ciascuna è appropriato in caso di movimenti frequenti con piegamento del busto o dei piedi e delle gambe;
– pantaloni di protezione: capo di abbigliamento indossato sotto la cintura e provvisto di due gambali separati; è appropriato per lavoratori che indossano ginocchiere (es: posa dei pavimenti);
– giubbetto di protezione: capo di abbigliamento indossato sul busto che copre il torace almeno fino alla cintura, le spalle e in parte la zona alta delle braccia; è appropriato per lavoratori che utilizzano coltelli lavorando a livello della parte superiore del torace e più in alto”.
Il documento fornisce infine anche informazioni sulla protezione per gli utenti di seghe portatili a catena, note con il nome di “motoseghe”, utilizzate nei settori agricolo e forestale.
Benché nessun dispositivo di protezione individuale “può garantire al 100% una protezione da taglio di una sega a catena portatile”, l’esperienza ha comunque dimostrato che “è possibile progettare dispositivi di protezione che offrano un certo grado di protezione, come gli indumenti a:
– protezione delle gambe e del corpo con tuta antitaglio (il tessuto intasa la catena) o pantaloni o ghette;
– protezione delle mani con guanti antitaglio ed eventualmente antivibrazioni per lo smorzamento delle vibrazioni al ‘sistema mano-braccio’”.
Sito web di INFOR.MO.: nell’articolo abbiamo presentato le schede numero 995 e 1199.
Tiziano Menduto
Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.
Fonte: puntosicuro.it
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