I recenti attacchi terroristici hanno messo in evidenza nuove tipologie di perpetrazione dell’attacco, che in parte hanno preso in contropiede le autorità preposte alla sicurezza dei cittadini. Di Adalberto Biasiotti.
Fra le varie tipologie di attacchi terroristici, che possono essere perpetrate dai malviventi, vorrei prendere al momento in considerazione due particolari tipologie, vale a dire l’attacco con terrorista suicida e l’attacco con automezzo lanciata in velocità.
L’attacco con il terrorista suicida era ormai ben noto e le misure di sicurezza, tutto sommato efficaci, consistono nella adozione di varchi di controllo, simili a quelli aeroportuali, in cui il passaggio attraverso un rivelatore di metalli può essere oltremodo utile per individuare possibili ordigni indossati dal terrorista. La adozione di nastri trasportatori con apparati radiogeni potrebbe essere limitata solo a varchi specifici, in quanto molto spesso gli spettatori a grandi manifestazioni non hanno seco altro che zaini, piccole borse o addirittura nulla.
A questo punto è possibile predisporre varchi di ingresso dotati o meno di rivelatore radiogeno, in modo da smistare con maggiore efficienza e celerità il flusso dei visitatori, in funzione del canale di controllo da adottare.
Il problema, semmai, è quello di effettuare un calcolo accurato della velocità di transito e controllo dei visitatori, per poter dimensionare in modo appropriato i varchi.
Chi scrive ha recentemente effettuato un calcolo del genere, nel dimensionare i varchi controllati di accesso al Colosseo ed al foro Romano, nell’ambito di un capitolato di servizi di sicurezza, messo a punto da CONSIP. Uno dei problemi più difficili da risolvere riguarda la concentrazione del flusso dei visitatori che, mentre l’accesso a strutture archeologiche presenta una distribuzione relativamente uniforme nel tempo, con un solo picco in corrispondenza delle ore 10 ed ore 12, l’afflusso ad un grande evento sportivo o canoro è per solito concentrato e intenso su un periodo piuttosto esteso.
Non v’è dubbio comunque che una accurata pianificazione dei varchi, senza parlare dei costi relativi e della disponibilità di personale sufficientemente addestrato, può costituire una elemento di relativa sicurezza. Mi permetto di aggiungere, a questo proposito, il fatto che uno studio appropriato delle file dei visitatori, che attendono di passare il varco di controllo , può diminuire i danni conseguenti all’esplosione dell’ordigno, che il terrorista potrebbe far detonare mentre è ancora in fila. Se le file sono fatte all’italiana, come purtroppo spesso accade, le conseguenze potrebbero essere gravissime, anche se forse non così gravi come quelle conseguenti allo scenario di un’esplosione all’interno dell’area dove si svolge la manifestazione.
Il problema del blocco di un automezzo, lanciata in velocità, con o senza esplosivi a bordo, si presenta invece in un contesto completamente diverso.
Quanto accaduto recentemente a Stoccolma ne è un esempio lampante. Tutti i lettori che hanno osservato le riprese televisive dell’automezzo, che il terrorista ha fatto penetrare nella zona pedonale, hanno potuto certamente osservare come la strada pedonale fosse bloccata da due sorte di sfingi in pietra, poste in mezzo alla strada. Queste sfingi in pietra, seppur di elevata massa, non erano evidentemente ancorate al terreno e le immagini hanno chiaramente mostrato come l’autocarro sia stato in grado di spostarle ed entrare nella zona pedonale.
Bisogna quindi fare molta attenzione a progettare gli ostacoli, in quanto questi ostacoli devono essere solidamente ancorati al terreno; ciò pone dei problemi non indifferenti in termini di tempistica di realizzazione di questi dissuasori fissi e di modalità con le quali questi dissuasori possano essere asportati, quando l’evento è terminato.
Ricordo ai lettori che esiste già una norma europea, cui chi scrive ha dato un modesto contributo, che prende proprio in esame le modalità con cui si può calcolare l’energia cinetica di un automezzo lanciata in velocità e si può di conseguenza calcolare quale sia il livello di resistenza che il dissuasore deve presentare.
Infine, un aspetto collaterale oltremodo importante riguarda il fatto che, poiché il rischio zero non esiste, occorre predisporre tempestivamente una struttura di primo soccorso, in grado di gestire centinaia di soggetti. È una predisposizione più facile da elaborare a tavolino, che non attuare sul terreno.
Il fatto che questi problemi non siano solo adesso presenti in Europa, ma in realtà siano stati sofferti ed esaminati anche in altri tempi ed in altri luoghi, è confermato dal fatto che già dal 2008 la commissione sicurezza dell’Homeland security, vale a dire il ministero della sicurezza interna degli Stati Uniti, aveva predisposto un manuale con accurate e realistiche indicazioni, nel miglior stile anglosassone, sulle modalità di valutazione del rischio e predisposizione di strumenti di contrasto.
Allego questo documento a questo articolo, perché sono certo che ancora oggi coloro che devono affrontare misure di sicurezza per situazioni critiche, legate a grandi ammassi di folla, potranno ritrovare utilissime indicazioni, ancora attuali.
Adalberto Biasiotti
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Fonte: puntosicuro.it