Trieste, 15 Gen – Ne lavoro portuale sono numerosi i rischi professionali a cui sono soggetti i lavoratori, ad esempio correlati alla manutenzione, riparazione e trasformazione delle navi, ma anche ai vari pericoli connessi con la movimentazione meccanica o manuale dei carichi trasportati via mare.
Ci soffermiamo oggi in particolare sui rischi e sulle soluzioni per la movimentazione dei carichi in ambito portuale con riferimento ad una relazione che si è tenuta al “Convegno nazionale porti 2017” (19 settembre 2017, Trieste) organizzato dall’Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste, l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale, l’Inail Friuli Venezia Giulia e l’Inail DiMEILA.
In “Movimentazione dei sacchi di caffé: dal rischio ergonomico alle possibili soluzioni preventive”, a cura della Dott.ssa Lucia Santarpia ( Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste), si segnala che la movimentazione dei sacchi di caffè in ambito portuale, con riferimento al porto di Trieste, è cambiata negli anni. Fino a pochi anni fa “il sacco veniva movimentato solo manualmente, con modalità operative invariate fino al 2015 quando è stata introdotta la meccanizzazione della vuotatura dei container di caffè. Le uniche innovazioni fino ad allora erano state l’uso della bilancia elettronica e del carrello elevatore a forche utilizzato per la movimentazione del caffè palettizzato”.
Nell’intervento, che fa riferimento anche ad un’indagine conoscitiva del fenomeno iniziata nel 2013, si ricorda quanto contenuto nel D.Lgs 81/2008 riguardo al Titolo VI relativo alla movimentazione manuale dei carichi:
– le norme del presente titolo “si applicano alle attività lavorative che comportano per i lavoratori rischi di patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari”. E con movimentazione manuale dei carichi si intendono “le operazioni di trasporto o di sostegno di un carico ad opera di uno o più lavoratori, comprese le azioni del sollevare, deporre, spingere, tirare, portare o spostare un carico, …”.
E riguardo agli obblighi, con riferimento all’articolo 168, “qualora non sia possibile evitare la movimentazione manuale dei carichi ad opera dei lavoratori, il datore di lavoro adotta le misure organizzative necessarie”. Senza dimenticare che (articolo 168) se ‘le norme tecniche costituiscono criteri di riferimento per le finalità del presente articolo e dell’ALLEGATO XXXIII ove applicabili. Negli altri casi si può fare riferimento alle buone prassi e alle linee guida’.
Si ricorda poi che il ciclo di manipolazione del sacco si può attualmente “schematizzare in almeno 4 ‘sub-cicli specifici’, con modalità diverse di lavoro e di ausiliazione:
– scarico solo manuale dai container di sacchi alla rinfusa e contestuale pallettizzazione;
– carico manuale di semirimorchi con sacchi alla rinfusa da paletta a pianale;
– scarico dei container con sacchi alla rinfusa mediante ausilio del nastro trasportatore e di un palletizzatore automatico;
– manipolazione del sacco per ricondizionamento (cucitura, sostituzione, ecc.) o ricostituzione della paletta (rovesciata, frazionata, ecc.) svolte a magazzino”.
E si ricorda poi che nella movimentazione manuale “tradizionale” del sacco:
– “sacchi di caffè da 60 o 70 kg cadauno sono movimentati manualmente in coppia;
– il sacco oltre che sollevato viene anche tirato, trascinato, fatto rotolare o fatto cadere dalla posizione originale di stivaggio ad una posizione più favorevole oppure direttamente a segno sul pallet;
– per favorire la presa si usa un uncino dentato impugnato da una mano;
– è necessario eseguire il lancio di una parte dei sacchi per permettere il loro corretto posizionamento ad incrocio;
– è importante anche il fattore climatico”.
Sono ricordati i primi approcci alla risoluzione dei problemi legati alla movimentazione:
– “riorganizzazione delle squadre e pause di lavoro adeguate;
– modalità di carico dei sacchi su camion (max 6-7 fila);
– aree protette dall’irraggiamento con disponibilità almeno di acqua potabile;
– limitazione dei carichi di lavoro (n° container/die);
– utilizzo di un nastro trasportatore per le operazioni di scarico container”.
Dopo aver riportato tabelle con vari dati, anche in riferimento agli indici rilevati con la valutazione del rischio da movimentazione manuale, viene proposta una soluzione efficace e possibile del problema ergonomico.
Si fa riferimento all’installazione di “impianti di ausiliazione nello scarico dei container con nastro trasportatore(telescopico o a posizionamento manuale utilizzabile per tutta la lunghezza del contenitore) e successiva pallettizzazione meccanica (e non più manuale), mediante robotizzazione, dei sacchi di caffè, con rilevante abbattimento, rispetto al passato, dei carichi lombari per i facchini”.
E si ricorda, infine, che riguardo a questi temi la vigilanza viene svolta in relazione a:
– “cooperativa che fornisce la manodopera per le attività emporiali: “contravvenzione in materia di igiene e sicurezza sul lavoro ai sensi dell’art. 168 comma 2 del D.Lgs 81/08 per non aver adottato le adeguate e necessarie misure di tipo organizzativo allo scopo di ridurre il rischio che comporta la movimentazione manuale dei carichi con prescrizioni su aspetti organizzativi per ridurre i carichi di lavoro;
– impresa portuale committente: “contravvenzione in materia di igiene e sicurezza sul lavoro ai sensi dell’art. 26 comma 2 lettera a) del D.Lgs 81/08 per non aver cooperato con l’appaltatore nell’attuazione delle misure di prevenzione per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei sacchi di caffè secondo le indicazioni contenute nell’art. 15 comma 1 lettera c) del D.Lgs 81/08 adottando le conoscenze acquisite in base al progresso tecnico con prescrizione di realizzare un impianto per la meccanizzazione del ciclo”.
L’intervento si conclude, infine, indicando che l’esperienza di vigilanza ha permesso di “introdurre buone prassi e procedure di lavoro più sicuro in alcuni casi con intervento pro-attivo delle imprese stesse”.
RTM
Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:
“ Movimentazione dei sacchi di caffé: dal rischio ergonomico alle possibili soluzioni preventive”, a cura della Dott. ssa Lucia Santarpia (Azienda Sanitaria Universitaria Integrata di Trieste), intervento al “Convegno nazionale porti 2017” (formato PDF, 1.19 MB).
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Fonte: puntosicuro.it