Loading
Generic

Rilevare i quasi infortuni nelle residenze sanitarie assistenziali

Milano, 22 Gen – Nella rappresentazione grafica della piramide degli infortuni, gli infortuni lievi e gravi rappresentano una piccola parte di tutte le anomalie, le disfunzioni, gli incidenti e infortuni mancati o sfiorati che avvengono nei luoghi di lavoro. E come ricordato anche nel convegno “ Gli incidenti mancati e la consapevolezza del lavoratore”, organizzato da PuntoSicuro, la segnalazione e valutazione dei quasi infortuni possono migliorare sensibilmente le strategie di prevenzione aziendali.

 

Torniamo oggi a parlare di near miss con riferimento ad un incontro “Infortuni e quasi infortuni nel settore socio sanitario” che si è tenuto l’8 novembre 2017 a Milano, presso il Centro per la cultura della prevenzione nei luoghi di lavoro e di vita, e che ha presentato alcuni risultati applicativi di una procedura per la rilevazione degli infortuni e dei quasi infortuni del settore socio sanitario, elaborata attraverso un Protocollo di intesa firmato nel maggio 2015 dalle sedi Inail di Milano, da ATS Milano e da UNEBA (Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale).

 

In “Le testimonianze della sperimentazione nelle RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale)”, a cura di Abele Carnovali e Massimo De Ambrogi (RSPP Fondazione Restelli e Piccola casa del rifugio), si segnala che nella sperimentazione nella Residenza Sanitaria Assistenziale si considera un mancato infortunio “anche ogni aggressione che un lavoratore subisce da parte di un ospite. È ormai consuetudine segnalare una sberla piuttosto che una stretta più forte del normale ad un braccio ecc. Non in tutte le strutture questo tipo di evento viene catalogato in questo modo essendo molto spesso imprevedibile e quindi di difficile risoluzione”.

 

Nelle slide relative all’intervento, che vi invitiamo a visionare integralmente, sono presenti diversi dati e grafici, anche in considerazione degli interventi correttivi attuati a seguito delle valutazioni. Dati da cui emerge come nella classificazione degli eventi le “aggressioni” siano la maggioranza degli eventi rilevati.

 

Alcune note degli autori:

– “il numero dei piccoli incidenti segue un percorso quasi parallelo e molto simile sia se si considerano le aggressioni subite dagli ospiti, sia che non le si consideri;

– una prima lettura di questi dati richiama un problema di stress lavorativo dei lavoratori: i lavoratori costretti a lavorare in condizioni di attenzione continua verso gli ospiti, incorrono maggiormente loro malgrado in incidenti che con gli ospiti non c’entrano”.

Nell’intervento si ricorda poi che dalla metà del 2016 è utilizzata la procedura proposta da Inail.

 

Veniamo ad alcune azioni correttive riguardo alle aggressioni.

 

Si indica che sono state “messe in atto tutte le indicazioni che gli esperti propongono:

– riunione del turno tra gli operatori;

– incontri settimanali tra operatori e preposti del nucleo;

– corsi di formazione specifici;

– procedure da attuare in caso di pazienti agitati del tipo: rimandare l’igiene personale o il bagno o gli interventi operativi previsti”.

Ma “nonostante tutto ciò questi ‘contatti’ avvengono”.

Segnaliamo che sono indicate anche le azioni correttive messe in atto in relazione al tema delle movimentazioni manuale.

 

Come arrivare ad una rilevazione puntuale dei quasi infortuni?

 

Nella relazione si indica che siamo di fronte ad un “ennesimo salto culturale che il decreto 81 ci pone”. Infatti “dopo aver iniziato a riconoscere (anche se la strada è ancora lunga) che i costi della ‘non sicurezza’ superano di gran lunga quelli del mantenimento in sicurezza di un’azienda, siamo ora di fronte alla sfida del coinvolgimento dei lavoratori. Coinvolgimento che deve essere il frutto volontario e condiviso delle scelte che un datore di lavoro trasmette ai propri dipendenti”.

È importante sottolineare in ogni occasione, coinvolgendo anche i RLS, “che la segnalazione di un mancato infortunio va a vantaggio dei lavoratori. All’inizio ci potrà essere un atteggiamento dubbioso, probabilmente dovuto alla vastità degli eventi da poter segnalare… Se all’atto della segnalazione chi la riceve (preposto, RLS, RSPP, DDL) riesce a dare una risposta puntuale e non evasiva, di elogio e non di rimprovero, di interesse e non di superficialità, il lavoratore si sentirà gratificato da un coinvolgimento nell’organizzazione della sicurezza”.

 

Si sottolinea dunque che la collaborazione dei lavoratori è un vantaggio dell’organizzazione sicurezza:

– “nessuno di noi può illudersi di essere ovunque; chi vive un reparto può e deve essere i nostri occhi;

– se sottolineiamo che lavorare in sicurezza è un diritto che non può cadere dal cielo ma anzi che i lavoratori possono contribuire a costruirlo, nel tempo quei frutti arriveranno”.

 

Riportiamo alcuni altri elementi segnalati nell’intervento per favorire la rilevazione dei quasi infortuni:

– “portare a conoscenza della procedura di segnalazione i preposti e a seguire presenziando agli incontri che i preposti avranno con i lavoratori a inizio o fine turno”;

– “parlarne nella formazione ai nuovi assunti”;

– riproporre queste informazioni “in ogni occasione di confronto; inserendole in quasi tutti i questionari relativi alla sicurezza”.

E durante gli incontri sottolineare che la segnalazione di un quasi infortunio “permette tre cose:

– il possibile intervento immediato se necessario all’eliminazione del problema;

– la consapevolezza che se quel lieve dolore accusato durante il lavoro, a casa dovesse peggiorare causando un’assenza dal lavoro successiva, i preposti chiamati in causa non avranno nessun dubbio nel confermarne la causa lavorativa;

– una ricerca statistica”.

 

Nell’intervento, che fornisce anche utili esempi e spunti per poter favorire la rilevazione dei  “near miss”, gli autori segnalano che riguardo alla RSA “l’obiettivo che ci troviamo davanti oggi è quello di coinvolgere dipendenti che non fanno parte della nostra organizzazione; lavoratori che hanno preposti diversi dai nostri, con datori di lavoro che magari non hanno la stessa visione dei nostri: i lavoratori delle ditte di lavori in appalto” (pulizie, lavanderia, cucina, giardinaggio, grandi manutenzioni, …).

Infatti ormai sempre più spesso ci si affida per diversi lavori a cooperative che entrano nelle strutture sanitarie: lo sforzo comune deve essere quello di coinvolgerli in queste attività di segnalazione…

 

E come indicato nella procedura INAIL il primo passo è quello di “sottoscrivere alla firma del contratto la clausola: ‘Resta inteso che in caso di eventi infortunistici o quasi infortuni durante lo svolgimento del servizio ai propri dipendenti, l’Appaltatore si impegna a comunicare tempestivamente al Committente l’evento successo utilizzando la procedura interna dell’Ente, relativa alla segnalazione di infortunio/quasi infortunio’”.

Sono riportate altre indicazioni e proposte:

– “convocazione dei datori di lavoro e i preposti di tutte le ditte ad una serie di incontri per sensibilizzarli al problema;

– passare del tempo insieme ai dipendenti, cercando di stimolarli nell’osservazione di situazioni che a loro sembrano inevitabili, ma che possono essere oggetto della prevenzione”.

E si indica che l’ostacolo maggiore “non sono i datori di lavoro ma, molto spesso, i dipendenti stessi che presi da una sorta di ‘martirio lavorativo’ ritengono inevitabili dei rischi che potrebbero essere previsti e risolti”.

 

In conclusione i relatori indicano che nella RSA sono ancora agli “inizi in questa fase di coinvolgimento”. E se il rischio zero è difficile da raggiungere, “certe situazioni che a volte riteniamo inevitabili non possono e non devono essere trascurate”, ci si deve impegnare “per ridurre al minimo anche l’inevitabile”.

 

 

 

Tiziano Menduto

 

 

 

Scarica il documento da cui è tratto l’articolo:

“ Le testimonianze della sperimentazione nelle RSA (Residenza Sanitaria Assistenziale)”, a cura di Abele Carnovali e Massimo De Ambrogi (RSPP Fondazione Restelli e Piccola casa del rifugio), intervento all’incontro “Infortuni e quasi infortuni nel settore socio sanitario” (formato PDF, 1.04 MB).

 

Questo articolo è pubblicato sotto una Licenza Creative Commons.

 

Fonte: puntosicuro.it