Roma, 30 Gen – In questi anni abbiamo mostrato, attraverso i tanti articoli dedicati agli incidenti con motoseghe a catena portatile, come questa attrezzatura presenti diversi fattori di rischio per gli operatori che la utilizzano. Tuttavia l’uso delle motoseghe portatili per potatura presenta, rispetto alle tradizionali motoseghe a catena portatili, ulteriori rischi: queste macchine, generalmente ben bilanciate e con peso ridotto, “hanno la possibilità di essere impugnate con una sola mano” e sono inoltre utilizzate “anche da operatori ‘non professionisti’ e quindi probabilmente non adeguatamente formati ed esperti”.
A ricordacelo, fornendo informazioni sull’uso sicuro della macchina anche in relazione all’utilizzo di idonei dispositivi di protezione individuali (DPI), è un documento prodotto nel 2003 dall’ex Ispesl (nel 2010 l’Istituto è stato incorporato nell’Inail).
Il documento – “Linee guida per l’uso in sicurezza delle motoseghe portatili per potatura” – riporta ancora oggi utili informazioni per la prevenzione degli infortuni fornendo anche regole di sicurezza da seguire “in ogni fase d’uso, dall’impugnatura alla messa in moto, dalle fasi di potatura al rifornimento, ponendo anche particolare attenzione alle varie operazioni di manutenzione che occorre effettuare”.
Il documento, che, ricordiamo, è antecedente al D.Lgs. 81/2008, ricorda che i rischi connessi all’utilizzo delle motoseghe portatili per potatura sono principalmente:
- “contatto con la catena in movimento;
- rottura della catena;
- contraccolpo (impuntatura) per eccesso d’attrito o taglio mal eseguito;
- proiezione di materiali inerti (schegge o parti della corteccia, o parti della macchina) contro l’operatore;
- cadute dall’alto dell’operatore e della motosega;
- scivolate e inciampate dell’operatore;
- contatto traumatico con parti del fusto, o con rami in tensione improvvisamente liberati;
- contatto con il tubo di scarico o altre parti surriscaldate;
- elettrico per contatto con parti ad alta tensione;
- incendio ed esplosione;
- esposizione a rumore eccessivo;
- esposizione a vibrazioni;
- contatto o inalazione di fluidi, gas, vapori e polveri;
- disergonomia per posizioni scomode”.
Le linee guida indicano che questi rischi “devono essere eliminati o, se non sussiste tale possibilità, almeno ridotti sia dotando la macchina degli opportuni requisiti di sicurezza previsti dalla normativa sia svolgendo in modo corretto (cioè in ‘sicurezza’) le operazioni legate alle varie fasi di uso della macchina e sia utilizzando l’equipaggiamento di protezione personale”.
In generale il documento segnala che per tutte le tipologie di lavorazioni occorre:
- “evitare di lavorare in condizioni di tempo sfavorevoli,
- usare sempre un abbigliamento protettivo idoneo;
- evitare il taglio di rametti sottili e di cespugli (più rametti in una volta), poiché i rametti possono essere afferrati dalla catena, posti in rotazione e causare lesioni”.
Inoltre si deve sempre:
- “fermare la catena agendo sul freno della catena e spegnere il motore prima di trasferirsi da un luogo all’altro;
- trasportare la motosega mantenendo la lama e la catena in posizione posteriore. In caso di spostamenti lunghi usare il coprilama;
- non abbandonare mai la motosega con il motore in moto e bloccare sempre la catena con il freno della catena. In caso di ‘parcheggi’ più prolungati, spegnere il motore;
- fare particolare attenzione ai rami o ai fusti in tensione. Un ramo o un fusto in tensione potrebbe, sia prima sia dopo l’operazione di segatura, muoversi bruscamente all’indietro per riprendere la posizione originale”. Se la posizione, o quella della motosega, interferisce con il movimento del ramo, questo potrebbe colpire l’operatore o la motosega, facendo così perdere il controllo: “entrambe le situazioni possono sfociare in lesioni gravi alle persone”;
- “tenere in considerazione che i gas di scarico sono velenosi e quindi usare la motosega in ambienti ben ventilati;
- durante il lavoro con la motosega, non consentire a persone di avvicinarsi;
- tenere animali o utensili ad una distanza di sicurezza”.
Si segnala poi che gli operatori “non devono assolutamente usare la motosega impugnandola con una sola mano quando hanno una posizione di lavoro non stabile”. E l’impugnatura con una sola mano “deve essere effettuata unicamente da personale specializzato in questo particolare metodo di lavoro ed unicamente per la potatura degli alberi. In tutte le altre operazioni la motosega è comunque concepita per essere utilizzata con due mani”.
In particolare quando si utilizza la motosega mediante l’impugnatura con una sola mano, “si hanno i seguenti ulteriori rischi:
- il gruppo di taglio può facilmente scivolare o rimbalzare sul tronco o sul ramo durante l’operazione di taglio, il che aumenta il rischio di contraccolpo e/o il rischio di perdita di controllo della motosega con la conseguente possibilità che la catena colpisca l’operatore ed in particolare la mano ed il braccio non utilizzati per impugnare la motosega;
- può verificarsi l’eventualità che l’operatore, per sua grave disattenzione, tagli un ramo o un pezzo di tronco che egli stesso utilizza come appoggio o appiglio (ad esempio quando per mantenersi in posizione stabile, si tiene ad un ramo impugnandolo con la mano libera) con il conseguente rischio di caduta e perdita del controllo della motosega”.
Rimandiamo alla lettura integrale del documento che riporta indicazioni in relazione a diversi aspetti rilevanti per la sicurezza degli operatori:
- impugnatura;
- Impugnatura con una sola mano;
- contraccolpo (kick back);
- operazioni di potatura e sramatura;
- messa in moto;
- rifornimento;
- tecniche di taglio;
- diramatura o sramatura;
- manutenzione, regolazioni e pulizia;
- controlli da effettuare;
- istruzioni, marcatura CE e certificazione”.
Il documento si sofferma poi anche su due rischi non meccanici:
- rischio vibrazioni: “nell’utilizzazione della motosega il ‘sistema manobraccio’ dell’operatore è sottoposto a vibrazioni. Le vibrazioni nascono fondamentalmente dal contatto discontinuo tra catena e legno durante il taglio, ma anche dalle oscillazioni del motore, dalle parti in movimento non bilanciate e da urti nei vari meccanismi (cuscinetti, ingranaggi)”;
- rischio rumore: “l’uso di una macchina come la motosega può comportare una notevole esposizione dell’operatore al rischio rumore con molteplici possibili effetti sulla salute”.
Concludiamo questo breve approfondimento, sulla prevenzione degli infortuni nell’utilizzo delle motoseghe portatili per potatura, con alcune indicazioni sui dispositivi di protezione individuali.
Infatti per la protezione dai rischi residui presenti nell’ uso delle motoseghe “si deve effettuare una idonea scelta dei dispositivi di protezione personali acquisendo informazioni sulle attività e le fasi di lavorazione, sulle caratteristiche delle motoseghe impiegate, sulle modalità degli incidenti accaduti e la gravità dei relativi danni subiti”.
Questi, in generale, i dispositivi di protezione utilizzabili:
- “pantaloni con imbottitura antitaglio per la protezione delle gambe;
- giacca colorata per assicurare la visibilità dell’operatore;
- ghette resistenti al taglio e calzature con suola antiscivolo, punta antischiacciamento e protezione antitaglio, rispettivamente per la protezione della parte inferiore della gamba e per la protezione dei piedi;
- guanti antitaglio e, eventualmente, antivibranti rispettivamente per la protezione delle mani e lo smorzamento delle vibrazioni al ‘sistema manobraccio’;
- casco con visiera per la protezione della testa da rami in caduta e per la protezione da proiezioni di materiali;
- cuffia insonorizzante per la protezione dell’udito”.
RTM
Ispesl, “ Linee guida per l’uso in sicurezza delle motoseghe portatili per potatura”, DTS – VIII Unità Funzionale: Macchine, Impianti e Tecnologie di Sicurezza nel settore agricolo forestale, edizione ottobre 2003 (formato PDF, 1.18 MB).
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Fonte: puntosicuro.it